La legge 206/2023, in vigore dall’11 gennaio, stabilisce un legame più saldo tra il Terzo settore e il panorama culturale e creativo italiano, concentrandosi sul concetto di “made in Italy”. L’obiettivo principale della legge è sostenere lo sviluppo e la modernizzazione dei processi produttivi, specialmente nelle “imprese culturali e creative” (Icc). Va notato che questa qualifica era già presente nel nostro ordinamento normativo, con la legge di Bilancio 2018 che aveva introdotto un credito d’imposta per le Icc senza fornire una disciplina organica sui criteri e le modalità di riconoscimento, né coordinandosi con la riforma del Terzo settore.
La nuova legge, prima di tutto, adotta la definizione di Icc della legge di Bilancio 2018, ma chiarisce con precisione cosa comprendano “beni culturali” e “attività e prodotti culturali”. Un aspetto rilevante è che la qualifica di Icc può ora essere acquisita anche da enti del Terzo settore commerciali e imprese sociali. La normativa rafforza ulteriormente la scelta del Codice del Terzo settore di attribuire agli Ets la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, del paesaggio e l’organizzazione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale.
La legge 206 non solo richiede un decreto attuativo da parte del ministero della Cultura (Mic) in collaborazione con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, ma prevede anche l’istituzione di una nuova sezione del registro delle imprese per le Icc. Questa sezione consentirà alle Ice di iscriversi e aggiungere la qualifica nella propria denominazione sociale.
La qualifica di Icc non è solo un riconoscimento meritorio, ma offre diversi vantaggi. Il ministero della Cultura dovrà adottare un “Piano nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle Icc” ogni tre anni, con l’obiettivo di favorire la sinergia dei programmi e degli strumenti finanziari per lo sviluppo del settore, con un focus su innovazione e sperimentazione tecnologica, formazione finanziaria, gestionale e la tutela della proprietà intellettuale.
Inoltre, la legge autorizza una spesa annua di 3 milioni dal 2024 al 2033 da destinare alle Iss sotto forma di contributi in conto capitale. Questa misura, implementata successivamente attraverso un decreto ministeriale, mira a promuovere e sostenere gli investimenti delle Iss per il potenziamento del made in Italy. Un’opportunità che può essere sfruttata anche da Ets e imprese sociali che assumono l’ulteriore qualifica di impresa culturale e creativa.
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